“Insegnate la vita. Noi impariamo dai modelli. Non impariamo una cosa perché ci viene detta. Impariamo guardando, osservando, provando una cosa. E’ così che impariamo. E’ un processo di scoperta voluta”. Leo Buscaglia

Studi dimostrano che nei primi tre anni di vita ognuno di noi sperimenta tutte le emozioni che rincontrerà nell’arco della sua esistenza e che dare un nome a questi segnali fisiologici, indipendenti dalla nostra volontà, ha effetti positivi anche sul sistema nervoso. Prendersi cura delle emozioni significa prima di tutto non soffocarle e crescere senza temerle. Le emozioni sono come gli strumenti di bordo di un aereo: quanto meglio li so leggere, tanto meglio posso guidare.
Alla luce di ciò l’allenamento emotivo è fondamentale. I bambini devono essere guidati nel dare un nome alle emozioni che stanno provando, guidati nel non soffocarle. Attraverso il contatto emotivo il bambino si sentirà compreso e acquisirà, passo dopo passo, le parole giuste per definire, anche in futuro, i suoi stati d’animo. Chiudere la bocca alle emozioni è un grosso errore, pertanto i genitori devono essere degli “allenatori emotivi“; se il nostro bambino è triste perché un compagno lo ha fatto arrabbiare ascoltiamo bene cosa ha da dirci e possiamo poi rispondere: “anch’io ci rimarrei male se i miei amici si comportassero così”, “capisco che tu sia triste”. E di fronte a un figlio che un’esplosione di felicità è un errore credere che nei bambini questa emozione sia scontata. Quando accade è quindi importante che mamma e papà partecipino alla gioia, un’emozione che va coltivata e non solo nell’infanzia.
Un pensiero riguardo “UN’EMOZIONE PER CRESCERE”