“Solo quando il seme è maturo il fiore sboccia”
Una favola antica racconta che un uomo trovò il bozzolo di una farfalla lungo il sentiero che stava percorrendo. Pensò che per terra sarebbe stato al pericolo e lo portò a casa per proteggere quella piccola vita che stava per nascere. Il giorno dopo si rese conto che nel bozzolo c’era un minuscolo foro. Quindi si sedette a contemplarlo e vide che la farfalla stava lottando per uscire.
Lo sforzo del piccolissimo animale era enorme. Per quanto ci provasse una e un’altra volta, non riusciva a uscire dal bozzolo. A un certo punto, la farfalla sembrò rinunciare. Rimase immobile, come se si fosse arresa.
L’uomo attese, immaginando che fosse una fase passeggera. Pensò che presto la farfalla avrebbe spiegato le ali e spiccato il volo. Ma non andò così: l’animale continuò a trascinarsi senza riuscire a volare, e dopo poco morì.
L’uomo ignorava che quella lotta della farfalla per uscire dal bozzolo era una fase imprescindibile per rafforzare le sue ali.
In questa favola è contenuto un principio educativo fondamentale: il rispetto dei tempi dell’altro.
Spesso quando vediamo i nostri utenti in difficoltà tendiamo a sostituirci a loro, non lasciando quel tempo necessario utile a trasformare un semplice atto in un atto educativo.
Da ciò emerge la necessità di una relazione educativa che attende, una relazione consapevole del fatto che i risultati non saranno mai visibili nell’immediato: l’educando è un frutto in maturazione ed il compito dell’educatore è quello di rimanere in attesa ed accattare l’irriducibile discontinuità tra i nostri atti e il loro risultato.
Ogni educatore dovrà affiancare alla pazienza per l’attesa della maturazione la credenza alla possibilità del cambiamento. Questo, seppur con tempi individualizzati, avverrà sempre perché ogni uomo è un essere in continuo mutamento.
Molto giusto e da applicare anche nelle relazioni umane.
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